giovedì 2 ottobre 2008

Dietro le quinte del CeseNotte

Nella notte bianca di Cesena NAIF ha lasciato il segno ed ha portato qui sul NAIFUNKLUB una Persona (della quale non svelo nulla in introduzione perchè avrete tutte le "spiegazioni" nella recensione) a raccontare di lei. Questa persona la voglio ringraziare pubblicamente per la sua gentilezza, cortesia ed umiltà ... si, umiltà ... perchè ha saputo incassare un paio di mie gaffes fatte nel contattarlo per avere il suo racconto ....

Eccolo....

Rispondendo all’invito di Andrea, metto nero su bianco un paio di pensieri a proposito di Naif e della sua esibizione del 27 settembre nel contesto di Cesenotte in apertura ai Modena City Ramblers. La cosa spiritosa è che quella sera non mi trovavo al palazzetto dello sport nei panni dello spettatore accorso ad ascoltare questa o quella band, ma – a mia volta – in quelli del “musicante”. Sono infatti quel Piermatteo Carattoni che ha avuto l’onore di “aprire” la triade di concerti notturni. Sulla carta l’esperienza era già formidabile di per sé in quanto ero stato informato dai miei referenti che si sarebbe trattato del medesimo palcoscenico sul quale – dopo la mia esibizione – avrebbero suonato i Modena. Per un esordiente come me il cui “disegno” musicale ha iniziato a carburare a pieno regime da circa un anno (lasso di tempo davvero breve) si può intuire facilmente quanto grandi siano opportunità come questa ogniqualvolta si presentino. Non sapevo però che tra il mio live e quello degli headliner si collocasse lo show di Naif e della sua band (Femminino Anarkico Project, se ben interpreto le informazioni postate OnSpace…). Ho avuto il piacere di vederli all’opera sia nel pomeriggio (durante il sound-check), che di sera (alle prese con un piatto di maccheroni, nel tavolo a fianco al nostro…ahaha!!), che soprattutto a notte fonda on stage. Premesso che, mentre i ragazzi “performavano”, io facevo la spola tra il retro, gli spalti e il bar nel tentativo di rifocillarmi a suon di hot dog e redbull dopo la suonata e che di conseguenza il mio ascolto è stato abbastanza singhiozzante e frastagliato, ho ugualmente avuto modo di farmi stuzzicare dal fascino delle composizioni di Naif. Pertanto ho potuto cogliere alcuni aspetti a partire dall’efficace approccio scenico con cui i ragazzi si propongono non disdegnando piccole trovate teatral/coreografiche che offrono una chiave di lettura accattivante anche da un punto di vista di spettacolo extra musicale. Non è l’energia a mancare durante il concerto. Si respira un’aria elettrica, moderna, ricca di contaminazioni. Né manca lo spessore qualitativo delle creazioni musicali. Uno dei brani che mi ha colpito subito è stato “Oui Mamam”. Ne sto recuperando alcuni dettagli (che la mia memoria faticosamente avrebbe conservato) sulla versione studio OnSpace e confermo senza esitazioni quanto la prima impressione aveva suggerito: non solo estro e qualche goccia di istrionismo, ma anche una grande dose di eleganza in sede compositiva. Un’eleganza ed una classe che a mio avviso soprastanno ad ogni possibile tentativo di incanalamento concettuale entro una definizione specifica inerente al “genere”. È vero che la veste sonora “tira” verso una dimensione già più circoscrivibile (ritmiche dense e “grondanti”, un uso sapiente e mai banale dell’elettronica, ecc…), ma – mi sembra di poter dire – che la “ricerca” di Naif e dell’intero Femminino superi la pura accezione sonora e si avventuri pure in quella espressivo/artistica a tutto tondo. Intendo dire che le tre personalità coinvolte on stage si mettono onestamente al servizio delle canzoni di Naif concorrendo, ognuna con la sua individualità, a strutturarne un’identità molto particolare e niente affatto monolitica. Un’identità poco disposta ad essere fruita in maniera semplicistica, ma desiderosa di un occhio…anzi di un orecchio che, in qualche modo, ne sia all’altezza. Dal mio distrattissimo punto di vista credo che “esserne all’altezza” (tanto per auto citarmi) significhi sostanzialmente seguirne coraggiosamente i percorsi che sembrano rispondere solo alla logica della libertà espressiva. Scusate se è poco.
E poi c’è lei, naturalmente. Quasi magica, unica nell’approccio con gli strumenti musicali. Che tra le sue mani sembrano altro. Schitarrizza la chitarra, spianofortizza il pianoforte (ahah, come mi vengono certe stronzate?). È difficile da spiegare…lei non suona, ma incanta. Lo dico proprio in senso letterale: produce incantesimi. Seduce tasti e corde piegandoli al suo volere. Fa del palcoscenico un abito aderente. Credibile, delicata, sottile, sofisticata…riesce ugualmente a non perdere di vista una sorta di schiettezza e di immediatezza (naif!!) a livello di approccio e di comunicatività creando un contatto col pubblico invidiabile e denso sia di contenuti che di evocazioni emotive. E dopo tutto questo devo anche aggiungere che suonare prima di lei e del suo gruppo è stato un onore? Mah…è terribilmente sottointeso!

piermatteocarattoni

Piermatteo Carattoni nasce nel giugno dell’84 e, passando incolume (?) attraverso metallo pesante, esperienze teatrali e letterarie di varia entità, intraprende la carriera di cantautore. Ha all’attivo un demo di 8 brani (sostanzialmente un LP embrionale: Pagine Strappate Demo Project), una finale conquistata al Premio Poggio Bustone (festival nazionale di canzone d’autore in memoria di Lucio Battisti, suo grande punto di riferimento musicale) ed un ricco “bottino” di date live (da ricordare le aperture per No Braino, Aram Quartet e – assieme a Naif – Modena City Ramblers).

Grazie Pierma!

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